Krill

Utúlië ... colei che é arrivata ... o che ritorna.

Già, perché, un tempo, io c`ero. Io, Figlia delle Stelle, c`ero quando questo mondo era giovane, quando gli amanti si incontravano sulle mura e quando i Cavalieri Neri giocavano ai bambini cattivi nelle Caverne non ancora fortificate.

C`ero quando nacquero i primi maghi, e i primi alchimisti. Ed studiai con loro, benché molto abbia ormai dimenticato e forse nulla davvero imparato che il mio spirito non conoscesse già, magari ignaro.

Io c`ero, e partii. Per bisogno di conoscere altro e per presunzione.

Presunzione nel credere che potevo fare a meno della Famiglia, come mi ero sempre adattata a fare a meno della gente della mia stirpe, i Vanyar, con cui cosi' poco sono stata in contatto.

In effetti, se i Sindarin incontrati nei viaggi mi hanno appreso il profumo del vento e gli Alkaerin il canto dell'acqua, essere considerata, e forse essere, Vanya m'ha insegnato la solitudine.

Presunzione nel pensare che la solitudine porta più vicini alla natura delle cose, permettendo di meglio cogliere la tela sottile del Wyrd, il suo equilibrio in movimento, la resistenza e la fragilità di ognuna delle sue maglie.

Presunzione e certamente orgoglio di essere, in qualche modo, diversa.

Così partii, senza rimpianti e senza guardarmi indietro. E come la luna e le comete che per strade diverse avanzano fino a ritrovarsi al punto di partenza, al tempo loro, così io mi trovai di nuovo di fronte le Mura, al tempo mio. Andando sempre avanti, le stelle mi avevano condotto indietro.

Fu così che capii che quello che avevo tanto a lungo cercato non erano delle risposte, ma delle domande, delle domande per riempire questa vita elfica già troppo lunga per non sentire il peso incipiente della noia.

Che in questa ricerca, in questo essere, avevo dei Fratelli e delle Sorelle, a cui avevo voltato le spalle.

E cosi' tornai, straniera nella città che fu la mia, seguendo la polvere delle stelle. Per ritrovare casa. Per ritrovare il Popolo a cui appartengo da sempre.