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Maedhros Nelyafinwe - Presentazione, Passato e Presente

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Messaggio Da Admin Sab Gen 07, 2012 10:23 pm

Poco più di due anni fa, correva l’anno X, mi sono risvegliato al limitare di un fitto bosco. La prima cosa che balzò al mio sguardo, fu un piccolo villaggio non molto distante in preda alle fiamme. Sgomento per ciò che si stava palesando ai miei occhi, ho iniziato a guardarmi attorno per cercare di capire dove fossi. Solo quando mi passai una mano sul viso e la vidi sporca di sangue, mi resi conto che i miei vestiti erano logori e stracciati in più punti, così come una nera cotta di maglia mi ricopriva il busto diverse le ferite che ne segnano il corpo, anche se non serie, e quel che resta di una cotta di maglia, danneggiata in più punti, mi ricopriva il busto e le braccia.

Un arco spezzato ed alcune freccie, giacevano vicino a me. “Dove sono?” “Che posto è questo”. Furono le prime parole che pronunciai, le uniche parole che potevo udire in quella landa desolata. Ad un paio di passi di distanza alla mia sinistra, un parirazza conciato ancora peggio di me, allunga un braccio verso di me. Mi avvicino a lui, nonostante diverse fitte di dolore quasi mi impediscono di fare un movimento più del dovuto. “Chi sei?” gli domando, ma per tutta risposta egli mi risponde con un flebile sussurro: “Maedhros. Tieni sempre alto il nome e l’onore dei Noldor”. I suoi occhi si chiudono, il suo braccio si affloscia sul terreno. “Maedhros” Ripeto quel nome, so che è il mio ma nient’altro mi ritorna alla mente.

Non so chi fosse costui, non sono nemmeno stato in grado di dargli degna sepoltura. Non sapevo nemmeno perché io stesso fossi in quel posto. Chi sono? Da dove vengo? Cosa ci faccio con indosso una nera armatura? Tutto ciò che è accaduto prima di questo mio risveglio è avvolto dal buio più nero. Attorno a me i segni di una battaglia, piuttosto cruenta a giudicare dal numero di corpi presenti; umani, elfi, orchi, goblin, troll e altre, alcune a me sconosciute.

Inizio così a strisciare verso il villaggio nella speranza di trovare qualche sopravvissuto. E devo averlo trovato se sono qui a raccontare della mia storia.

Giunto nel Granducato e nella città di Lot, inziai così a costruirmi una nuova vita nella speranza di poter trovare qualcuno in grado di aiutarmi nella ricerca del mio passato. Più passavano i giorni e meno la speranza mi accompagnava; nessuno diceva di avermi mai visto da queste parti; nessun esercito mi aveva annoverato tra le loro fila. Per conto di chi e contro chi ero su quel campo di battaglia?

Un piccolo barlume di speranza si accese quando venni a conoscenza del Caln degli Eldalie, entro le cui genti vi erano dei Noldo come me. Calorosa fu l’accoglienza, burrascosa la mia presenza al loro interno. Decisi così di fare domanda anche nell’Esercito, in particolare nel VII Reggimento Legio Vicrtix, col quale presi parte a numerose battaglie e perdendo la vita in quella che vide capitolare il Castrum.

L’esilio forzato da Cuivienen fu la classica goccia che fece traboccare il vaso; un vaso troppo pieno di amarezza, sconforto e rabbia per il mio passato che ancora non si decideva ad uscire alla luce del Sole. Anche se, in seguito alla prima morte, ricordai i nomi dei miei genitori e dei miei familiari, ma non i loro volti. Altre immagini iniziarono ad essere ricorrenti durante i miei sogni, immagini di posti a me sconosciuti: un vulcano, un lago di acqua purissima, una isola.

Mi allontanai così dagli Eldalie, dedicandomi completamente alla vita all’interno del Reggimento raggiungendo il grado Centurione della II Coorte, quella dei Tiratori. Altre battaglie ne seguirono e, ancora una volta, l’Ade mi accolse nelle sue aule. E ancora una volta altre nuove immagini riaffiorano nella mia testa: orchi, drow, troll.

Per motivi di cui qui non parlerò, mi sono riavvicinato al Clan anche su richiesta della stessa Tar-Minyatur Arlinwen. E qui ho intenzione di restare, questa è casa mia, questa è la mia famiglia. E poi…anche perché solo qui avrò la possibilità di conoscere il mio passato.

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